La magia nelle rune
Le rune non sono strumenti per predire il futuro, ma simboli sacri che parlano il linguaggio dell’anima. Frequenze archetipiche e ponti tra inconscio e coscienza, guidano alla scoperta di sé, rivelando desideri profondi e trasformando il sussurro interiore in possibilità concreta.

Le rune sono un antico alfabeto celtico.
Per tradizione le rune sono un sistema di scrittura utilizzato dalle popolazioni germaniche e nordeuropee da almeno duemila anni e sono state riscoperte ai giorni nostri come strumento magico divinatorio.
Ma il reu non fu creato per leggere il futuro.
Il reu (radice proto indoeuropea che significa «ruggito», da cui successivamente deriva il termine run = «sussurro», ovvero rune) è un Arcano, il ruggito impetuoso generato dal fuoco dell’anima, ciò che noi però percepiamo invece come un sussurro, una voce flebile a cui spesso non diamo attenzione.
Le rune sono dunque considerabili come una serie di forme pensiero (emanazioni di strutture energetiche), nate come strumento di conoscenza della nostra parte più profonda, l’essenza o anima.
Certamente esse si possono adattare ai bisogni più superficiali della nostra personalità, come ad esempio leggere il futuro, o quantomeno provarci, ma il loro scopo è ben più profondo: GUIDARE SÉ STESSI VERSO UN SÉ STESSO MIGLIORE.
Mi piace definirle come un ponte comunicativo, un messaggio, tra l’anima e la personalità.
L’anima è la nostra essenza spirituale. Ogni cultura umana ne ha in qualche modo parlato, anche se con nomi differenti (spirito, sé superiore, corpo spirituale/causale, luce interiore ecc…), arrivando a definirla in sintesi come quell’embrione invisibile, immortale non materiale, che «soffia» la vita nella materia.
La personalità o le personalità, i cosiddetti molteplici Io al nostro interno, le molteplici maschere che indossiamo tutti i giorni, Uno, nessuno, centomila citando Pirandello, altro non è che il vestito che l’anima indossa in questa incarnazione nel mondo per fare esperienza di vita, una sorta di altro anno scolastico di una scuola chiamata vita.
Parliamo quindi, di rune della psiche, perché siamo in territorio animico e per comprendere le rune è necessario parlare lo stesso linguaggio dell’anima.
«Parlare» con l’anima equivale a identificarsi con essa, diventare dunque «immortali», emancipandosi dall’incubo delle passioni, poiché si vive vedendo il mondo con gli occhi della nostra vera essenza e non con gli occhi della nostra personalità materica, limitata e mortale.
L’etimologia del termine psiche conduce al greco psyché, ovvero «respiro», cioè il respiro vitale che originariamente designava l’anima e non la mente, come siamo portati invece oggi a interpretare.
Per comprendere il loro linguaggio è necessario affidarsi alla capacità intuitiva. Spostarsi dal cervello al cuore.
Il cervello è un meraviglioso e potente strumento, senza di esso l’anima non potrebbe divenire mente e poi coscienza. È come un potente computer, possiamo limitarci a utilizzarlo per mandare avanti in autonomia dei processi basilari per l’esistenza, tipo utilizzare delle app sempre aperte nel telefono, oppure possiamo utilizzarlo per software elaborati.
L’importante è imparare prima di tutto ad accenderlo e spegnerlo secondo la nostra volontà, poi successivamente anche padroneggiarlo non sarebbe male, di modo da utilizzarlo pro-attivamente e non più solo essere «vissuti e utilizzati» noi da esso evitando così il rischio di essere degli automi con dei programmi preinstallati (nutrirsi, riprodursi, consumare ecc…).
È bene chiarire meglio il concetto di linguaggio simbolico analogico.
Il tonoscopio è uno strumento che permette alle vibrazioni sonore (frequenze), sia naturali che generate elettronicamente, inclusa quindi la voce umana, di produrre immagini tramite l’uso di particolari membrane, risuonatori e lastre vibranti che traducono i suoni in disegni.
L’aspetto interessante di ricerche in campo semiologico (scienza dei segni linguistici) condotte col tonoscopio è l'aver rivelato che lingue arcaiche come il sumero, il sanscrito, l’egizio, il greco copto, il cinese e numerose altre lingue indoeuropee hanno una grafia che corrisponde all’immagine delle vocali pronunciate nel tonoscopio.
Ciò spiega come le rune, essendo antichi segni, o meglio simboli carichi di significato, risultano essere frequenze vibrazionali (frequenze vibratorie sacre), vettori di informazioni, veri e propri suoni disegnati.
Nella Seidr, lo sciamanesimo nordeuropeo, seidkona e seidkoner, rispettivamente sciamane e sciamani, definivano i codici runici.
Significa che i nostri antenati, con i loro glifi, comprese le rune, conoscevano bene l’importanza del simbolo, ma significa anche che sapevano che le sole parole, per quanto potenti, non sono l’unico aspetto importante nella comunicazione; essi prestavano attenzione a un elemento metalinguistico da non sottovalutare: le emozioni.
La psiche, e dunque la coscienza, ha una parte logica razionale e conscia e una parte emotivo irrazionale e inconscia. La prima oggigiorno pretende di controllare la seconda. Come un topolino che voglia comandare un elefante.
Ebbene è proprio nell’inconscio che abitano le emozioni, di cui abbiamo detto le rune sono gli spartiti.
I sussurri runici suonano bene nell’orchestra del nostro inconscio, che sia esso collettivo o individuale, poiché sono glifi sacri (ieroglifi), ovvero archetipi che rappresentano profonde istanze interiori della struttura psichica umana.
Le rune quindi possono essere usate per accedere alle zone recondite e profonde di noi stessi.
Immaginate di essere a teatro, di vedere in scena un certo numero di attori che stanno recitando e di credere così di assistere all’intera rappresentazione. A un certo punto però i riflettori si spostano e illuminano altri attori, che sono sempre stati in scena, ma di cui voi ignoravate l’esistenza. Attori che scoprite avere dei ruoli fondamentali nella vicenda.
Bene, le rune possono fare da riflettori per altri «attori» che agiscono già nascostamente dentro il nostro inconscio.
Le rune possono illuminare e fare da specchio alle nostre altre identità celate fino a far emergere la nostra vera natura, le emozioni e i desideri più veri tenuti nascosti per mettere la maschera-identità più accettabile nella società in cui si vive e interpretare un ruolo esattamente come un attore in teatro.
E allora sì, le rune possono essere specchio divinatorio per leggere i veri desideri interiori dell'anima e capire come realizzarli e il futuro così diventa presente e.…"l'impossibile" si tramuta in possibilità.
Le rune, sono il sussurro della tua anima che, bisbiglia i desideri del cuore alla mente per poterli realizzare nel mondo fisico.
Segui il sussurro, segui la voce della tua anima e realizza la tua vera vita.