“Amare se stessi non è egoismo”: Il Vangelo Apocrifo del Narcisista Sociale
Viviamo nell’era del culto del riflesso: una religione senza templi, ma piena di specchi. “Amare se stessi non è egoismo” diventa il mantra del narcisismo moderno, dove l’amore per sé è solo vanità mascherata da consapevolezza. Amarsi davvero, invece, non illumina: trasforma in silenzio.

C’è una nuova religione che non ha templi, ma specchi. I suoi fedeli non pregano: si esibiscono. Il suo comandamento supremo? “Amare se stessi non è egoismo.” Una frase che, se pronunciata con abbastanza enfasi e hashtag, diventa il lasciapassare per ogni forma di egocentrismo travestito da risveglio spirituale.
Ma attenzione: dietro questa formula apparentemente innocua si cela una vera e propria ideologia del parassitismo emotivo e sociale. Non si tratta di amore per sé, ma di adorazione del proprio riflesso. È il culto dell’apparenza, della visibilità, dell’essere ammirati a ogni costo. Chi la ripete non cerca equilibrio, ma applausi. Non cerca autenticità, ma influenza. Questi nuovi “amanti di sé” non costruiscono: colonizzano. Entrano negli ambienti come ospiti, ma si comportano da padroni. Si nutrono dell’energia altrui, dei successi altrui, delle emozioni altrui. E quando l’ambiente non li riflette più come vogliono, lo abbandonano. Come parassiti che cercano un nuovo corpo da infestare.
La frase “amare se stessi non è egoismo” diventa così un’arma retorica per giustificare ogni fuga, ogni tradimento, ogni manipolazione. “Mi allontano perché mi amo”, “Ti uso perché mi rispetto”, “Ti cancello perché mi proteggo.” È il linguaggio dell’egoismo elevato a virtù, del narcisismo che si traveste da consapevolezza. Il desiderio ossessivo di successo pubblico è il motore segreto di questa stirpe. Non cercano la realizzazione: cercano la venerazione. Ogni gesto, ogni parola, ogni relazione è un investimento di immagine. E se non porta visibilità, viene scartata. L’altro non è più un essere umano, ma uno strumento di amplificazione.
Questa stirpe non conosce conseguenze. Vive nel presente del consenso, nel qui e ora dell’ammirazione. Ma lascia dietro di sé relazioni svuotate, ambienti contaminati, verità distorte. E quando tutto crolla, si reinventa con un nuovo slogan, un nuovo pubblico, un nuovo specchio.
Amare se stessi, davvero, è un atto silenzioso, profondo, spesso scomodo. Ma per chi appartiene alla stirpe del riflesso, è solo un pretesto per brillare. E brillare, per loro, è più importante che essere.
Cristian👋