Radiestesia di luce: ritrovare il proprio centro nel tempo di Yule

In ogni cosa vibra un respiro sottile. Le pietre, l’acqua, i corpi, i pensieri: tutto emette frequenze, e noi — anche se non sempre ce ne accorgiamo — le percepiamo. La radiestesia nasce da questa consapevolezza antica: siamo strumenti viventi, antenne sensibili capaci di leggere il linguaggio invisibile dell’energia.

Con l’arrivo di Yule, il solstizio d’inverno, quando la luce rinasce dopo la notte più lunga, questa pratica diventa ancora più potente. È il tempo in cui la natura si ritira nel silenzio e l’essere umano è chiamato a fare lo stesso: ascoltare dentro, ritrovare il proprio centro, distinguere la voce dell’anima dal rumore del mondo.

Il pendolo — semplice e sacro insieme — non è che un prolungamento della nostra intuizione. Quando oscilla, non “decide” al posto nostro: riflette ciò che già sappiamo nel profondo. È una danza fra corpo e spirito, tra micro e macrocosmo. Usarlo significa imparare a stare nel vuoto fertile, dove le risposte non si cercano ma si ricevono.

In questo periodo di rinascita solare, puoi praticare un piccolo rito radiestesico di Yule: accendi una candela bianca o dorata, simbolo del Sole che ritorna, e poni davanti a te il pendolo. Domanda al tuo campo energetico: “Cosa vuole rinascere in me?” Lascia che il pendolo si muova, lento, come un respiro che guida la risposta. Non serve comprendere tutto: a volte la verità si manifesta in un’emozione, una parola che affiora, una sensazione di calore.

La radiestesia ci ricorda che non siamo mai davvero scollegati: ogni forma, ogni atomo, ogni intenzione è parte dello stesso campo luminoso. E quando impariamo ad ascoltarlo, scopriamo che la luce che cerchiamo fuori è la stessa che si accende dentro.

Yule è la soglia della rinascita. Lascia che il pendolo ti accompagni nel suo ritmo antico — dal buio alla luce, dal dubbio alla chiarezza — e ricorda: ogni oscillazione è un ritorno a te stesso.