Veggenti si nasce o si diventa?
La veggenza non è magia, ma linguaggio dell’anima. Tutti nasciamo con un terzo occhio e sensi sottili — chiaroveggenza, chiaroudienza, chiarosenzienza — che ci permettono di percepire oltre l’apparenza. Spesso li perdiamo crescendo, ma possiamo riattivarli con ascolto, allenamento e fiducia nel nostro sentire.

Ciao a tutti! Come prima cosa, mi presento: sono Cetty, tarologa e love coach, e da poco sono entrata in questa meravigliosa famiglia di Profetum.
Mi piace portare alla luce vari argomenti, ma ci tengo a precisare una cosa importante: molti professionisti potrebbero non essere d'accordo con ciò che sto per dire. Perché? Non perché io voglia andare controcorrente a tutti i costi, ma semplicemente perché ognuno di noi ha un percorso di vita diverso, studi differenti e un sentire unico e personale.
Fatta questa premessa, entriamo nel cuore del tema: che cos’è la veggenza?
La veggenza è una delle facoltà più affascinanti e misteriose del mondo spirituale. Si tratta della capacità di percepire ciò che sfugge ai sensi ordinari (udito, tatto, olfatto, vista e gusto). La veggenza non è solo “vedere il futuro”, come spesso viene banalizzata, ma comprende sensazioni improvvise, visioni simboliche e intuizioni precise. È prima di tutto un linguaggio dell’anima, non un potere magico! È una forma di percezione sottile, spesso legata all’apertura del terzo occhio, alla pulizia energetica e alla capacità di stare in ascolto.
E ora la domanda che sorge spontanea: veggenti si nasce o si diventa?
Vado (come spesso nella mia vita) controcorrente e ti dico: tutti siamo veggenti. Sì, tutti nasciamo con un terzo occhio.
Il terzo occhio si trova al centro della fronte, precisamente tra le sopracciglia circa. Alla nascita, questo occhio interiore è chiuso per tutti, e si apre man mano che proseguiamo il nostro percorso di vita, ma ognuno di noi possiede un DNA psichico (e questo non lo dico io, ma la scienza).
Nel DNA psichico sono contenute facoltà come:
- chiaroveggenza;
- chiaroudienza;
- chiarosenzienza;
- chiaroconoscenza;
- Chiaro percezione.
Questi sensi ci permettono di captare vibrazioni, intuizioni, emozioni e messaggi da altri piani di realtà. Spesso si attivano in momenti particolari della vita o attraverso esperienze spirituali intense.
La chiaroveggenza è la capacità di “vedere oltre”, attraverso immagini, simboli, sogni o flash visivi interiori. Chi la sviluppa riceve visioni profetiche o simboliche che parlano direttamente all’anima.
La chiaroudienza è il senso interiore dell’udito: si percepiscono suoni, parole, messaggi o voci sottili non udibili con l’orecchio fisico. È una forma di comunicazione spirituale.
La chiarosenzienza (o empatia intuitiva) è la capacità di “sentire” profondamente ciò che provano gli altri, di captare energie, emozioni o presenze attraverso il corpo e il cuore. È tipica degli empatici.
La chiaroconoscenza è una conoscenza che arriva all’improvviso, senza spiegazioni logiche. È come se una verità si “accendesse” dentro di noi, senza che nessuno ce l’abbia detta.
La chiaropervezione è la capacità dei sensi sottili quindi la capacità di percepire tutto ciò che descritto sopra.
Questi extrasensi sono naturalmente attivi nei primi anni di vita, fino ai 6/7 anni, quando purtroppo entra in gioco il condizionamento sociale. E da quel momento, ci allontaniamo sempre di più dal nostro sentire profondo, dalla nostra verità interiore, dalle nostre intuizioni. Smettiamo di essere noi stessi per conformarci. Ricordi quando da piccoli avevamo l’amico immaginario? Suvvia, lo abbiamo avuto tutti! Ti lascio con questa riflessione: siamo davvero sicuri che fosse solo immaginario?
Nessuno ci giudicava, allora, se parlavamo con qualcosa che non si vedeva. Ma se oggi, da adulti, dicessimo che sentiamo delle voci interiori o percepiamo energie invisibili... verremmo etichettati come matti. È proprio questo giudizio che ci allontana dalla nostra anima e dal nostro vero sentire.
Ma quindi, come si possono tenere attivi questi extra sensi? Allenandoli. Esistono tecniche specifiche e percorsi profondi che aiutano a svilupparli, ma soprattutto serve una cosa: imparare ad ascoltarsi.
Ti svelo qualcosa di personale. Avevo 12 anni quando una persona per me molto importante mi lasciò troppo presto: mio nonno. Era una figura di riferimento per me. Nei mesi successivi alla sua morte, lo vedevo in casa, lo sentivo parlare. E la cosa assurda? Quando ascoltavo la musica ad alto volume, lui me la abbassava.
Ero matta? No, ma mi hanno fatto credere di esserlo. Così ho cominciato ad abbandonare quel mio extra senso che era fortemente sviluppato. E ancora oggi, a 35 anni, faccio fatica a riprenderlo, anche se lavoro costantemente su ascolto, sensazioni e percezioni. Di contro, però, ho sviluppato moltissimo la chiaroveggenza e la chiarosenzienza.
In conclusione: Ognuno di voi è un veggente. Ognuno di voi ha gli extra sensi e ne ha sicuramente uno più sviluppato degli altri. Imparate ad ascoltare ciò che c’è oltre l’apparenza. Vi auguro, di cuore, di scoprire questa parte meravigliosa di voi.
Un abbraccio di luce, Cetty