Il cerchio: simbolo di unità e continuità senza fine
Rubrica: Oltre il veloIl cerchio, simbolo universale di perfezione e ciclicità, rappresenta l’eternità, il tempo infinito e l’armonia cosmica. Dall’uroboros greco alla ruota buddista, il cerchio attraversa culture e spiritualità. Nei rituali magici, crea uno spazio sacro per canalizzare energie cosmiche, unendo i cinque elementi e celebrando l’interconnessione universale.
Il cerchio è il secondo simbolo fondamentale tra le figure geometriche, rappresenta simbolicamente il corso quotidiano del sole, la successione delle stagioni e l'ordine naturale dell'universo. È l'estensione del punto che si ritiene abbia proprietà simboliche di perfezione, omogeneità, assenza di divisione e assenza di distinzione. È il simbolo di tutto ciò che è celeste, il cielo, l'anima, l’illimitato e la sorgente.
Il movimento circolare è considerato immutabile e perfetto, senza inizio e senza fine, il cerchio è simbolo del tempo ciclico, infinito e universale. I babilonesi che lo usavano per misurare il tempo, giunsero al concetto di tempo ciclico e i greci lo rappresentarono con l’uroboros. Nel cristianesimo il cerchio rappresenta l’eternità e tre cerchi saldati evocano la trinità. Tutte le iconografie buddiste raffigurano con un cerchi un ciclo, basti pensare alla ruota dell’esistenza, nota anche come ruota del divenire o ruota del tempo che descrive il ciclo degli stati mentali, la ruota del dharma che abbraccia tutte le cose e non ha né inizio né fine e a quella del samsara che descrive il flusso continuo del ciclo vitale.
Altro significato del cerchio è legato alla rappresentazione del movimento circolare e immutabile del cielo e dello zodiaco. In ogni tempo e in ogni luogo il cerchio è sempre stato associato alla natura divina dell’energia e all’inclusività dell’universo, oltre che si presta bene a simboleggiare lo scorrere del tempo, il dinamismo e il movimento, d’altronde lo stesso andamento evolutivo è ciclico. L’archetipo del cerchio è simbolo di pienezza ma anche di continuità e ciclicità. La sua stessa forma armonica si presta a simboleggiare uno stato di coscienza che Jung definisce archetipo dell’individuazione psichica o affermazione del proprio sè.
Il rituale del cerchio è una pratica rituale di origini molto antiche che ha avuto una riscoperta e rivalutazione nell'odierno movimento spirituale neopagano in particolar modo tra i druidi egli wiccan e più frequentemente al tempo dei maghi cerimoniali del Medioevo e del Rinascimento, così come in diverse tribù dei nativi d'America, con ragioni e pratiche diverse. Il cerchio magico era lo spazio sacro spirituale in cui compiere rituali e veniva usato per fermare le invasioni nemiche come un limite magico.
Nei rituali neopagani il cerchio magico esprime la volontà del praticante di ricreare intorno a sé uno spazio in cui richiamare delle energie, legate all'universo e alle sue dinamiche, necessarie al compimento degli stessi. I praticanti più esperti creano il cerchio con la visualizzazione (astrale).
Secondo la tradizione magica occidentale l'energia cosmica che anima l’universo è divisa in cinque forme diverse: terra, aria, fuoco, acqua e spirito. Questi elementi vengono chiamati a vigilare sul cerchio che altro non è che l'interconnessione tra i due piani.
È bene non abbandonare mai il cerchio durante il rito. A conclusione del rituale si consuma un frugale banchetto e si ringraziano le entità che hanno partecipato, poi si procede alla rimozione del cerchio. Si può lasciare lì a dissolversi naturalmente oppure si può procedere alla rimozione materiale del cerchio. In questo caso si procederà a rimuoverlo in senso antiorario visualizzando l’energia che si dissolve e salutando gli elementi, anche in caso di visualizzazione astrale.