Ama la tua rabbia
Rubrica: Oltre il veloL'articolo esplora la rabbia come emozione primaria, capace di consumarci se non gestita. Attraverso riflessioni spirituali e esercizi mentali, ci invita a trasmutarla in una forza positiva, promuovendo autocontrollo, rispetto per sé e armonia interiore, anziché lasciarci dominare dal caos emotivo.
Gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa sono le sei emozioni primarie presenti in tutti i mammiferi, anche se nelle persone queste emozioni si mescolano dando vita a emozioni più complesse (sentimenti), come invidia, vergogna e senso di colpa.
La rabbia è un’emozione che ci fa reagire a situazioni minacciose o ingiuste, paragonabile all’istinto primordiale di difendersi. Solitamente monta quando ci sentiamo impotenti, insoddisfatti o feriti. In realtà, essa ci racconta molto di noi, ma spesso, essendo preda dell’ira, restiamo sordi a questi messaggi. La rabbia ci rende anche ciechi, poiché perdiamo di vista la vera causa dell’emozione che proviamo, e muti, ovvero incapaci di esprimere ciò che davvero sentiamo e che ci ferisce. Finiamo così per dire cose di cui spesso ci pentiamo. A volte, persino in senso letterale, proviamo così tanta rabbia da perdere temporaneamente la voce.
Più sentiamo di non avere controllo sugli eventi della nostra vita, più siamo a rischio di arrabbiarci. Che poi esplodiamo o meno in uno scatto d’ira poco importa: l’emozione la viviamo comunque. Se repressa, essa si ripresenterà con maggiore intensità, lasciandoci sempre più spossati e avviliti. È un fuoco che divampa e noi possiamo scegliere se lasciarci consumare o trasmutarlo in una fiamma che illumina il nostro cammino spirituale.
Comprendere l'origine della rabbia, spesso legata a eventi dell'infanzia o a genitori disamorevoli, ci consente non solo di darle un nome, ma anche di reagire alle situazioni con le parole giuste, nel rispetto degli altri, ma soprattutto di noi stessi.
Le società matriarcali si basavano su un forte legame con gli elementi della natura e su una relazione con l’universo, i corpi celesti e le energie. In quel contesto, è facile pensare che raramente le persone si sentissero prevaricate o in pericolo, e vivessero per lo più in pace e armonia. Ma a un certo punto, qualcuno ritenne che fosse necessario esercitare potere sugli altri e così nacque il patriarcato.
Oggi viviamo convinti di essere superiori alla natura e agli animali, preda del bisogno di possedere più cose possibili. Siamo vittime di un’economia sottrattiva, in cui pochissimi detengono la ricchezza e stabiliscono le regole a discapito di tutti gli altri. Come tanti criceti, giriamo incessantemente nella ruota delle convenzioni sociali, illusi di una libertà che non possediamo. Non sappiamo chi siamo, viviamo per apparire e spesso senza amore né rispetto per noi stessi. C’è da arrabbiarsi, in effetti.
Le tradizioni spirituali affrontano il rapporto con le emozioni. Lo stesso Buddha, 2500 anni fa, comprese che le cause all’origine dell’infelicità sono tre: ignoranza (errata conoscenza), desiderio ossessivo e rabbia. Nel buddhismo, la rabbia è considerata la forza più negativa, e in effetti ha il potere di distruggere in pochi attimi tutto ciò che abbiamo faticosamente creato nella nostra vita.
Nel mondo occidentale, provare rabbia è considerato normale. La psicologia tende a farla esternare “in maniera sana”, senza considerare che una persona in preda alla rabbia è incapace di ragionare lucidamente. Accecata dal dolore che prova, potrebbe compiere azioni impensabili e dannose. Immaginiamo cosa potrebbe accadere se una persona fosse armata in uno stato emotivo così instabile... La rabbia è pericolosa, sia per noi stessi che per gli altri.
Un momento di rabbia dura circa un quarto d’ora, ma chi vive costantemente nella rabbia soffre di un dolore emotivo spesso legato a ingiustizie subite nel tempo. A volte siamo arrabbiati con noi stessi, e ciò che accade nella quotidianità è solo la miccia che accende l’esplosione. Vivere così è sfiancante e auto-sabotante. Serve coraggio per guardarsi dentro con amore e senza giudizio. Rispettandoci in primis, otterremo anche il rispetto degli altri, la cui mancanza è spesso causa di esplosioni di rabbia.
Quando ci arrabbiamo, attingiamo al sacro fuoco che arde in noi, disperdendo energia vitale. Se non facciamo attenzione, rischiamo di restare privi delle forze necessarie. Il mondo esterno non mancherà di offrirci occasioni per arrabbiarci; solo noi possiamo spegnere, o meglio, trasmutare la rabbia in una dolce forza che ci sostiene.
Possiamo trasmutarla, allenando la nostra mente con questi esercizi:
- Samsara (ricordiamo che nasciamo e moriamo in un ciclo senza fine)
- Pazienza (respiriamo profondamente e contiamo fino a 100)
- Lucidità (analizziamo a fondo la situazione)
- Meditazione (riconnettiamoci con noi stessi)
- Inchinarsi (facciamo l'opposto di ciò che faremmo in preda alla rabbia)
- Impermanenza (ricordiamo che siamo di passaggio)
- Karma (chiediamoci: "Da dove viene questa cosa?" oppure "Voglio peggiorare o migliorare le cose?")
- Vacuità (l'io non è reale)
Quando, in uno stato di non-rabbia, iniziamo ad analizzare la realtà, la nostra prospettiva cambia. Spesso non vediamo più motivo di essere arrabbiati, frustrati o tristi. La pratica di questi esercizi aiuta, ma desiderare la pace interiore è un requisito imprescindibile per vivere meglio.